IFA public statement on migration & borders (English/Italian/Spanish)
EN (in English)
The statement was produced from the work-group on migrations and borders at IFA congress and approved by the IFA member organisations.
Those who were part of the working group were comrades of FAIb, FAIt, FAO, FA, AF, FLA, IFA-Brazil, APO, El Libertario.
The main points that arose were as follows:
War, climate change and poverty have triggered and continue to trigger massive migratory movements from the most exploited, oppressed and plundered areas of the world, towards the economically richer ones.
Migratory movements have triggered a process of “globalisation of poverty”, that has been encouraged by the interests of capitalists and supported by states. Because of national laws against migration, it is typically hard, if not impossible, for a poor person to enter a rich country legall, so that migrants who reside in them are constantly blackmailed. For this reason it is easier to impose worse working conditions compared to those of local workers, removing the rights and protections that have been won for all workers in many countries of the world.
Migrant workers have assured great profits for employers in the agricultural (fruit and vegetable) sector, in the logistics and care-work sector and in the construction sector (hard and dangerous work). Both legal and illegal capitalism has greatly benefitted from their exploitation. States and capitalist interests have always been selective about approach to borders and migration. However, some states which have previously encouraged migration for economic gain are now opposing new external and internal migrations, appealing to xenophobia, racism and fear of the poor.
Strongly patriotic and nationalist groups, characterized by highly reactive and reactionary positions, have prevailed in several global areas, for example in South America as well as in the North and in the major part of Europe. As life conditions of all exploited people become worse in every corner of the planet, excluded identities are increasingly emerging, turning migrants into the enemy, so that the class war becomes a war amongst the poor. Only class solidarity amongst exploited people can create a conflict capable of overthrowing the existing situation.
Along each and every border a war is being fought against people who are on the move. During this war, thousands of people have died, including many children, and they continue to die. Borders stay open for goods and those who have money, yet are closed for migrants. Fascists often offer themselves as a volunteer force to aid police repression. The number of walls is increasing and the systems of control are intensifying, so that social space is becoming more and more militarized. Electronic IDs, collection of biometric data, massive use of drones and thermal cameras are just some of the instruments adopted for the control and the repression of migrants. Structures being put into place on borders against migration are aiming to obtain the support of local populations (bringing them into the ‘police discourse’). Indigenous populations and oppressed ethnic groups of people are moving from peripheral and rural areas towards the larger metropolises (internal migration) to escape poverty and are suffering the same violence and discrimination as migrants. The transformation of the ‘migrant’ category into ‘enemy’ helps and facilitates states to impose security laws, threatening the freedom of all.
Many governments externalise the repression for undocumented people, giving money to other states along the different points of migration routes, where violence, rape and torture have become dreadfully common. So the European Union has paid Turkey, Italy is paying Libya and the USA is blackmailing Mexico. Many states are making deals in order to reject huge numbers of people, so that they cannot successful gain or apply for asylum. Others have abolished humanitarian and other forms of protection.
Gender related issues are a major concern. Women are often subjected to abuses by the police and are seperated from children and families. Women and LGBTQIA+ people are detained in detention camps on the borders and are also deported back to countries where they are in danger of harm.
Detention centres for migrants who are waiting to be removed are true prisons in which they are confined without any charges or trial. These centres represent a strong demarcation line between those who have ‘citizen’ rights and those who do not. In recent years the struggle against detention centres for migrants without status (sans papiers) has seen many anarchists involved, alongside migrants, whose struggling, rioting and escaping has showed that there is no cage that can contain the irrepressible desire for freedom.
In every corner of the globe in recent years democracy has been showing its true face, setting up in practice ‘criminal and administrative law of the enemy’. Poor and migrants alike are targets: they are enduring serious deprivations precisely because they’re poor and migrant. Against every state, every border, and for the free movement of all!
IT (in Italian)
Sintesi del gruppo di lavoro sulle migrazioni e frontiere.
Sono intervenuti compagni e compagne della FAIb, FAIt, FAO, FA, AF, FLA, IFA-Brazil, APO, El Libertario.
Questi i punti principali emersi dal confronto:
Guerra, cambiamento climatico e povertà hanno innescato, ed innescheranno sempre più, imponenti movimenti migratori dalle aree più sfruttate, oppresse e depredate del pianeta verso quelle economicamente più ricche.
I movimenti migratori hanno innescato un processo di globalizzazione della povertà, favorito dagli interessi capitalisti e sostenuto dagli Stati. I migranti, grazie a legislazioni nazionali che rendono difficile, se non impossibile, entrare e risiedere legalmente in un paese ricco, sono sottoposti ad un costante ricatto, che rende più facile imporre condizioni di lavoro peggiori di quelle dei lavoratori autoctoni, elidendo diritti e tutele che in alcuni paesi erano state conquistate dai lavoratori e dalle lavoratrici.
I
lavoratori e le lavoratrici immigrate in questi anni hanno garantito lauti
profitti agli imprenditori del settore ortofrutticolo, nel settore della
logistica e nel lavoro di cura, nell’edilizia, in tutti i lavori pericolosi ed
usuranti.
Il capitalismo legale ed illegale ha tratto grandi vantaggi dal loro
sfruttamento.
Gli stati e gli interessi capitalistici sono sempre stati selettivi per quel
che riguarda la definizione dei confini e i movimenti migratori. In ogni caso,
taluni tra gli Stati che in precedenza hanno incoraggiato le migrazioni per
profitto, ora si oppongono ai nuovi flussi migratori, sia esterni che interni,
facendo leva su sentimenti xenofobi, razzisti e sulla paura verso il povero.
Potenti
formazioni sovraniste e nazionaliste, con caratteristiche eminentemente
reattive e reazionarie, si sono imposte in diverse aree del pianeta, nel sud
come nel nord America e in buona parte dell’Europa. Il peggioramento delle
condizioni di vita degli sfruttati ad ogni latitudine favorisce l’emergere di
identità escludenti, che trasformano i migranti nel nemico, in modo che la
guerra di classe ceda il passo alla guerra fra i poveri.
Solo la solidarietà tra tutti gli sfruttati e tutte le sfruttate può innescare
un conflitto in grado di sovvertire l’esistente.
Lungo
le frontiere ad ogni latitudine si sta combattendo una guerra senza esclusione
di colpi contro la gente in viaggio. In questa guerra sono morte e continuano a
morire migliaia e migliaia di persone, di cui moltissimi sono bambini. I
confini, aperti per le merci e per chi ha denaro, sono chiusi ermeticamente per
i migranti e le migranti.
I fascisti spesso offrono manodopera volontaria alla repressione poliziesca.
Si moltiplicano i muri, i sistemi di controllo, che militarizzano sempre di più
lo spazio sociale. Carte di identità elettroniche, raccolta di dati biometrici,
utilizzo di droni, telecamere termiche sono soltanto alcuni degli strumenti
impiegati per il controllo e la repressione dei e delle migranti. Vengono messe
in atto delle strutture ai confini mirano a ottenere la complicità delle
popolazioni locali nell’appoggio alla repressione, al fine di trarli
all’interno del discorso di uno “stato di polizia”.
Le popolazioni indigene e gruppi etnici oppressi migrano dalle aree periferiche e rurali verso le grandi metropoli (migrazione interna) per sfuggire le loro condizioni di povertà, ed esse soffrono la stessa violenza e la discriminazioni dei migranti. La trasformazione del migrante in nemico rende più facile l’imposizione di leggi e dispositivi securitari, che elidono la libertà di tutti e tutte.
Molti
governi esternalizzano la repressione dei senza documenti, pagando gli Stati
lungo le tante rotte di emigrazione, dove violenze, stupri, torture sono
diventati terribilmente normali.
L’Unione Europea ha pagato la Turchia, l’Italia paga la Libia, gli Stati Uniti
ricattano il Messico. Molti Stati stringono accordi per respingimenti di massa
che rendono impossibile fare richiesta di asilo. Altri hanno abolito la
protezione umanitaria e altre forme di tutela.
Le questioni di genere sono il problema principale. Le donne spesso sono oggetto di abusi dalla polizia e vengono separate dai loro figli e dalle loro famiglie. Le donne e le individualità LGBTQIA+ vengono recluse in campi di detenzione ai confini e vengono anche deportati nei loro paesi di origine, dove non sono al sicuro e rischiano altrettanti abusi.
I
centri di detenzione per immigrati in attesa di espulsione sono vere prigioni
nelle quali si viene rinchiusi senza processo né condanna.
Rappresentano una cesura potente tra chi ha diritti di cittadinanza e chi, non
essendo cittadino, vi è escluso.
Negli ultimi anni la lotta contro i centri di detenzione per senza carte ha visto impegnati gli anarchici a fianco dei migranti, le cui lotte, rivolte ed evasioni hanno dimostrato che non c’è gabbia che possa contenere un insopprimibile desiderio di libertà.
In questi anni ad ogni latitudine la democrazia rivela il proprio vero volto, costruendo un vero diritto amministrativo e penale del nemico. Poveri e migranti sono nel mirino: possono subire privazioni anche gravi della libertà proprio perché poveri e migranti.
Contro ogni stato, ogni frontiera, per la libera circolazione di tutte e tutti!
ES (in Spanish)
Resumen del equipo de trabajo sobre las migraciones y las fronteras.
Han participado les compañeres de FAIb, FAIt, FAO, FA, AF, FLA, IFA-Brasil, APO, El Libertario.
Los siguientes son los puntos surgidos del debate:
La guerra, el cambio climático y la pobreza han provocado y siguen provocando importantes movimientos migratorios desde las áreas más explotadas, oprimidas y despojadas del planeta hacia las económicamente más ricas.
Los movimientos migratorios han provocado un proceso de globalización de la pobreza, que ha sido fomentado por los intereses de los capitalistas y apoyado por los Estados. Les migrantes, gracias a las leyes nacionales que hacen muy difícil, sino casi imposible, entrar a los países ricos, viven constantemente amenazados, lo cual facilita la imposición de peores condiciones de trabajo comparadas a las de les trabajadores autóctones, eliminando los derechos y las tutelas que les trabajadores consiguieron conquistar en muchos países.
Les trabajadores migrantes en los últimos años han asegurado enormes cantidades de dinero a los empresarios de los sectores hortofrutícola, de la logística, del trabajo doméstico, de la construcción, de áreas de trabajo insalubre y deslomador. El capitalismo legal e ilegal se ha aprovechado muchísimo de su explotación. Los Estados han sido siempre selectivos en lo que concierne a la definición de las fronteras y la migración. Sin embargo, algunos de los Estados que en un principio fomentaron la migración por ganancias económicas, ahora se oponen a los nuevos flujos migratorios, sea externos sea internos, invocando sentimientos xenófobos, racistas y de temor al pobre.
Potentes grupos patrióticos y nacionalistas, fuertemente caracterizados por posiciones reaccionarias, se han impuesto en diferentes zonas del planeta, en el Sur como en Norte América y en la mayoría de Europa. Mientras las condiciones de vida de les explotades en todo el mundo van empeorando, surgen con más facilidad identidades excluyentes que transforman a les migrantes en el enemigo, de modo que la guerra de clases se convierte en la guerra entre les pobres. Solamente la solidaridad entre todes les explotades puede desencadenar un conflicto capaz de subvertir el existente.
A lo largo de las fronteras en
cualquier latitud se está luchando una guerra contra la gente en tránsito.
Durante esta guerra han muerto y siguen muriendo miles de personas, de las
cuales muchas son niñes. Las fronteras son dejadas abiertas para las mercancías
y quien tiene dinero, pero están cerradas herméticamente para les migrantes.
Los fascistas a menudo se ofrecen como fuerza voluntaria para colaborar con la
represión de la policía. Se multiplican los muros, se potencian los sistemas de
control, que militarizan los espacios sociales. La introducción de documentos
de identidad electrónicos, la recolección de datos biométricos, la utilización
de drones y cámaras térmicas son solamente algunos de los instrumentos que
vienen siendo empleados para el control y la represión de les migrantes. Se
instalan estructuras a lo largo de las fronteras que aspiran a obtener la complicidad
de las poblaciones locales en el apoyo a la represión, involucrándolas en el
discurso de un “estado de policía”. Los pueblos indígenas y los grupos étnicos
oprimidos migran desde las áreas periféricas y rurales hacia las metrópolis
(migración interna) para escapar de su condición de pobreza y sufren en
diferentes situaciones la misma discriminación y violencia que las poblaciones
migrantes.
La transmutación del migrante en un enemigo hace más fácil la imposición por
parte del Estado de leyes e instrumentos de seguridad, que comprometen la
libertad de todes.
Muchos gobiernos han externalizado la represión de les sin-papeles (san papiers), pagando a los demás Estados a lo largo de las rutas migratorias, donde las violencias, los estupros, las torturas se han vuelto terriblemente cotidianos. La Unión Europea le pagó a Turquía, Italia le está pagando a Libia, los Estados Unidos chantajean a México. Muchos Estados hacen acuerdos por expulsiones masivas que hacen imposible solicitar asilo. Otros abolieron la protección humanitaria y otras formas de tutela.
Las cuestiones de género son un problema importante. Las mujeres son a menudo sujeto de abusos por la policía y son separadas de sus niñes y sus familias. Las mujeres y las individualidades LGBTQIA+ son recluides en campos de detención en las fronteras y luego deportades a países donde corren riesgo de sufrir otros abusos.
Los centros de detención para les
migrantes que esperan a ser deportades son prisiones reales donde las personas
viven reclusas sin juicio ni sentencias.
Estos centros representan una poderosa línea divisoria entre aquellos que
tienen derechos de ciudadanía y aquellos que no.
A lo largo de los años, la causa contra los centros de detención para personas
indocumentadas ha visto a les anarquistes involucrades junto a les migrantes,
cuyas luchas, revueltas y fugas han demostrado que no hay jaula capaz de
contener el deseo incontenible de libertad.
En todas las latitudes, en años recientes la democracia revela su auténtica cara, estableciendo en la práctica el “derecho penal y administrativo del enemigo”. Les pobres y les migrantes están en la mira: pueden sufrir privaciones por el sólo hecho de ser pobres y migrantes.
¡Contra cada estado, cada frontera, por la libre circulación de todes!