Milano: Contro le politiche guerrafondaie dell’ENI, contro tutte le guerre. Aprile 2 @ 14:30 – 19:00
Original article: https://umanitanova.org/event/milano-contro-le-politiche-guerrafondaie-delleni-contro-tutte-le-guerre/ (English translation below)
L’Italia è in guerra. I governi che si sono succeduti hanno coperto le operazioni belliche tricolori sotto un manto di ipocrisia. Missioni umanitarie, operazioni di polizia internazionali hanno travestito l’invio di truppe sui fronti di guerra in Somalia, Libano, Serbia, Iraq, Afganistan, Libia. Quest’estate, per la prima volta in quarant’anni un ministro della Difesa, in occasione del rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero, ha rivendicato spudoratamente le avventure neocoloniali delle forze armate come strumento di tutela degli interessi dell’Italia. Ben 18 delle 40 missioni militari all’estero sono in Africa nel triangolo che va dalla Libia al Sahel sino al golfo di Guinea. Sono lì per fare la guerra ai migranti diretti in Europa e per sostenere l’ENI. La bandiera gialla con il cane a sei zampe dell’ENI accompagna il tricolore issato sui mezzi militari. Le multinazionali energetiche come l’ENI e le banche producono guerre e saccheggio ambientale. La guerra viene progettata, organizzata, condotta da generali senza divisa e stellette, quelli che in giacca e cravatta siedono nei consigli d’amministrazione delle multinazionali insieme ai loro strapagati consulenti. Sono loro che lasciano ad altri il “lavoro sporco” mentre pianificano una guerra invisibile, che apparentemente non distrugge, non sparge sangue. Il fronte non è solo sui campi di battaglia ma passa attraverso le nostre città e le nostre vite. Un fronte invisibile, solo apparentemente silenzioso, ma che ogni giorno presenta il bollettino di caduti che hanno tanti volti. Il volto della classe lavoratrice, con il carovita e il progressivo prelievo dai salari per finanziare le spese militari ormai senza limite. Il volto delle giovani generazioni ripagate con la precarietà, con salari che bastano solo a sopravvivere. Il volto dell’ambiente devastato per alimentare la macchina della produzione. Essere in piazza significa denunciare tutto questo e lottare per una trasformazione sociale radicale che investa tutte e tutti, umani e non umani, per costruire un presente ed un futuro senza sfruttamento, oppressione, guerre e saccheggio dell’ambiente. Contro informare, organizzarci e lottare sono le nostre armi. Le armi della dignità delle persone e della coscienza antiautoritaria di classe. Il conflitto imperialista tra la NATO, che mira a continuare l’espansione ad est cominciata dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica, e la Russia, che, dopo decenni di arretramento, ha deciso di passare al contrattacco occupando l’Ucraina, ha causato un grande balzo in avanti della propaganda militarista. Draghi ha deciso un ulteriore aumento della spesa militare e l’invio di truppe sul fronte est della NATO. 500 militari, scelti tra gli incursori della Marina, Col Moschin, Forze speciali dell’Aeronautica e Task Force 45, si vanno ad aggiungere ai 240 alpini in Lettonia e i 138 uomini dell’Aeronautica in Romania. Nel Mar Nero ci sono la fregata FREMM “Margottini” e il cacciamine “Viareggio”, oltre alla portaerei “Cavour” con i cacciabombardieri F-35. Noi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rifiutiamo la retorica patriottica e nazionalista, diretta emanazione della logica patriarcale, come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche.
L’antimilitarismo, l’internazionalismo, il disfattismo rivoluzionario sono stati centrali nelle lotte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici sin dalle sue origini. Sfruttamento ed oppressione colpiscono in egual misura a tutte le latitudini, il conflitto contro i “propri” padroni e contro i “propri” governanti è il miglior modo di opporsi alla violenza statale e alla ferocia del capitalismo in ogni dove. Opporsi allo Stato di emergenza bellico, all’aumento della spesa militare, lottare per il ritiro di tutte le missioni militari all’estero, per la chiusura e riconversione dell’industria bellica, per aprire le frontiere a tutti i profughi, ai migranti e ai disertori è un concreto ed urgente fronte di lotta.
Il 2 aprile saremo quindi in piazza a denunciare le guerre scaturite dagli interessi delle multinazionali energetiche, dal mantenimento di apparati militari sempre più costosi e dalla devastazione dell’ambiente schiacciato dalla logica feroce del profitto. Per indicare in modo chiaro i responsabili manifesteremo nelle piazze del potere finanziario da Piazza Affari a Piazza della Scala.
Contro le banche, i veri padroni del sistema energetico, i responsabili della rapina ambientale e del finanziamento dell’apparato industriale militare.
Per fermare le guerre non basta un no. Bisogna mettersi di mezzo. A partire dalle nostre città.
Sciopero generale-boicottaggio e blocco delle basi militari e delle fabbriche di morte!
Assemblea Antimilitarista
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Milan, 2 April 2022, 14.30-19.00, from Piazza Affari to Piazza della Scala
Italy entered war. Successive governments have covered the tricolor war operations under a cloak of hypocrisy. Under the ridiculous pretexts of “humanitarian missions”, “international police operations” and so on, they have dispatched troops to the war fronts in Somalia, Lebanon, Serbia, Iraq, Afghanistan, Libya. This summer, for the first time after forty years, on the occasion of the refinancing of Italian military missions abroad, a Minister of Defense has shamelessly claimed the neo-colonial adventures of the armed forces as a means of protecting Italy’s interests. As many as 18 of the 40 military missions abroad operate in Africa, in the triangle that goes from Libya to the Sahel up to the Gulf of Guinea. They are there to wage war on migrants travelling to Europe and to support ENI [the Italian national oil company]. The yellow flag with the ENI six-legged dog [the company logo] accompanies the flag hoisted on military vehicles. Energy multinationals such as ENI and banks produce wars and environmental destruction.
The war is planned, organized, conducted by generals without uniforms and stars, those who sit in suits and ties on the boards of multinationals together with their overpaid consultants. They are the ones who entrust the “dirty work” to others while planning an invisible war, which apparently does not destroy, does not shed blood.
The front is not only on the battlefields: it passes through our cities and our lives. It is an invisible front, only apparently silent, but which has its daily multifaceted death toll. It has the face of the working class, suffering the increasing costs of living and the progressive extraction of limitless military spending from wages. It has the face of the younger generations that are suffering with precariousness, earning salaries that are barely enough to survive. It has the face of the environment that is increasingly devastated to fuel the production machine.
Demonstrating means denouncing all that and fighting for a radical social transformation that engages everyone, humans and non-humans, to build a present and a future without exploitation, oppression, wars and environmental destruction. Counter- informing, organizing and fighting are our weapons. The weapons of the dignity of the people and of class anti-authoritarian conscience.
The current imperialist conflict between NATO, which aims to continue its expansion to the east that began after the dissolution of the Soviet Union, and Russia, which decided to counterattack by occupying Ukraine after decades of retreat, has caused a great leap forward in militarist propaganda. Draghi has decided to further increase military spending and to send troops to NATO’s eastern front. 500 soldiers, chosen from among the raiders of the Navy, Col Moschin, Special Forces of the Air Force and Task Force 45, are added to the 240 Alpini in Latvia and the 138 men of the Air Force in Romania. In the Black Sea there are the FREMM frigate “Margottini” and the minesweeper “Viareggio”, as well as the aircraft carrier “Cavour” with the F-35 fighter-bombers.
We are not with them. We do not enlist either with NATO or with Russia. We reject all patriotic and nationalist rhetoric, that is always a direct emanation of patriarchal logics and an element of legitimation of the states and their expansionist claims. Antimilitarism, internationalism, revolutionary defeatism/desertion have been central to the struggles of the workers’ movement since its origins. Exploitation and oppression strike in equal measure at all latitudes, the conflict against one’s “own” masters and “own” rulers is the best way to oppose state violence and the ferocity of capitalism everywhere.
We oppose the state of war emergency, the increase in military spending, we fight for the withdrawal of all military missions abroad, for the closure and conversion of the war industry, to open the borders to all refugees, migrants and deserters as a concrete and urgent front of struggle.
On 2 April, we will therefore be in the streets denouncing the wars that have arisen from the interests of energy multinationals, from the maintenance of increasingly expensive military apparatuses and from the devastation of the environment crushed by the ferocious logic of profit. To clearly indicate those responsible, we will demonstrate in the squares of financial power from Piazza Affari to Piazza della Scala.
We stand against the banks, the real masters of the energy system, those responsible for the environmental robbery and the financing of the military industrial apparatus.
Saying no is not enough to stop wars: we have to stand in the way, starting from our cities.
General strike – boycott and blockade of military bases and death factories!
Antimilitarist Assembly